La chiesa di San Giorgio dei Greci
La chiesa cattedrale greco-ortodossa di San Giorgio in Venezia, conosciuta con il nome di San Giorgio dei Greci, è la più antica e storica chiesa dell'Ortodossia nella diaspora. Essa è stata per interi secoli una delle più splendide chiese ortodosse nel mondo. La sua costruzione si è resa possibile grazie ai contributi dei greci ortodossi di Venezia e dei marinai greci di passaggio nella città. Il permesso per la costruzione della chiesa è stato concesso dalla Serenissima dopo numerose richieste ed interminabili trattative. Due gruppi sociali svolsero un importantissimo ruolo per ottenere tale concessione: i mercenari greci che militavano sotto le armi veneziane e gli intellettuali greci. La costruzione dell'edificio iniziò nel 1539 per concludersi nel 1573. Gli architetti della chiesa erano nomi famosi dell'epoca: Sante Lombardo (che diresse i lavori dal 1539 al 1547), Giannantonio Chiona (che diresse i lavori dal 1548 in poi) e Bernardo Ongarin (che collaborò dal 1587 al 1603). A quest'ultimo si deve la costruzione del campanile inclinato. La chiesa, dal punto di vista architettonico, è una basilica ad una navata con cupola. L'esterno assomiglia ad una classica chiesa veneziana di epoca rinascimentale. L'intero complesso, ingraziosito da armoniosi elementi architettonici, è allo stesso tempo semplice ed imponente. La maggior parte delle icone presenti si debbono grazie all'opera del famoso pittore cretese Michele Damasceno che lavorò subito dopo la costruzione della chiesa (1573) dal 1574 al 1582. Altro importante pittore cretese, Emanuele Tzanes-Bounialis, cappellano della chiesa, ha provveduto, più tardi, a completarla dipingendo le due porte dell'altare e i due santi stiliti. Giovanni Cipriota (1589-1593), anch'esso grande artista dell'epoca, ha, in seguito, affrescato la cupola sotto la direzione del Tintoretto. La più importante opera della chiesa è la bellissima icona bizantina del Cristo benedicente (inizi del XIV sec.) a destra delle Porte reali, dono della principessa Anna Paleologo-Notarà, figlia di Luca Notaràs, ultimo Grande Logotheta dell'Impero Romano d'Oriente. Essa conserva inalterato tutto il fascino dello stile iconografico maturato nel periodo della dinastia dei paleologi. Il visitatore non può rimanere indifferente davanti allo sguardo abbagliante ed ultramondano del Cristo. Sia Goethe che André Malraux segnalano questa famosa icona nelle loro opere. Eccezionali sotto il profilo artistico sono anche i mosaici, opere di rinomati artisti post-bizantini. Il mosaico della Deisis, nell'abside dell'altare, è stato progettato su disegni di Tommaso Bathas (1598), importante pittore di Corfù, fedele allo stile tradizionale. Di grande pregio sono anche gli affreschi nel santuario, le altre icone e vari oggetti di culto (XVI-XVIII sec.). Centinaia di immagini, paramenti e oggetti sacri sono stati trasportati, agli inizi degli anni '50, presso l'adiacente Istituto Ellenico. Una gran parte di essi (100 pezzi all'incirca) è oggi esposta nei locali del Museo adiacente alla chiesa, mentre parecchie icone sono ancora in attesa di restauro. La chiesa di San Giorgio godeva del particolare privilegio di essere sottoposta direttamente al Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, il quale vi inviava i propri chierici, quasi tutti personaggi eminenti dell'epoca. La chiesa di San Giorgio, vero gioiello della diaspora greco-ortodossa, costituisce da secoli il centro religioso e nazionale dell'ellenismo della città lagunare e, genericamente, dell'intero Veneto. Nel periodo di massima fioritura questa regione contava circa 12.000 greci. Attorno alla chiesa si è sviluppato il famoso quartiere dei greci. L'adiacente palazzo del Collegio Flangini (1662-1905) era accademia ecclesiastica e per secoli interi ha inviato in numerose regioni dell'oriente greco-ortodosso chierici ed insegnanti. Nello stesso palazzo ha sede dal 1951 l'Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini. Nel più antico palazzo del Campo dei Greci aveva sede il Monastero delle Nobili Monache Greche (1601-1834) e la Scuola delle ragazze greche. Queste istituzioni nonché le adiacenti e famosissime tipografie greche del tempo, costituivano con la chiesa di San Giorgio, un centro di particolare presenza ed attività greco-ortodossa nella laguna veneta. Dalla chiesa di San Giorgio sono passati eminenti chierici ortodossi nel periodo in cui, dal 1573 al 1797, essa è stata anche la sede dei Metropoliti di Filadelfia. Tra essi Gabriele Severo, Gerasimo Vlachos, Atanasio Valeriano, Metodio III Moronis (ex Patriarca di Costantinopoli). Questo titolo è stato assunto per quasi 17 anni anche dall'attuale Patriarca Ecumenico S.S. Bartolomeo I. All'ombra della chiesa di San Giorgio hanno operato, fra altri, anche San Nicodemo l'Agiorita che ha preparato la monumentale edizione della Filocalia e il monaco Bartolomeo Cutlumusianos, insegnante presso il Collegio Flangini, che ha lavorato per la correzione dei libri liturgici ortodossi. La conquista della Repubblica di Venezia da parte di Napoleone, nel 1797, ha causato la decadenza della ricchissima comunità greco-ortodossa della città lagunare. I suoi capitali e i suoi beni, tra i quali i preziosi oggetti sacri d'oro e d'argento della chiesa, furono confiscati. In seguito a questo luttuoso avvenimento molti greci ortodossi cominciarono ad emigrare verso luoghi più prosperi, senza però che ciò comportasse la scomparsa della comunità greco-ortodossa che, radunata attorno alla chiesa di San Giorgio, ha proseguito la sua presenza ed attività, conservando ancora una notevole parte del suo patrimonio immobiliare e dei suoi tesori storici ed artistici. Nel novembre del 1991 il Patriarcato Ecumenico ha eretto l'Arcidiocesi Ortodossa d'Italia comprendente l' Esarcato per l'Europa meridionale, nella sede dello storico Campo dei Greci di Venezia. In tal maniera la chiesa di San Giorgio è stata elevata a chiesa cattedrale della nuova arcidiocesi, diventando così l'emblema non solo dei greci ortodossi del Veneto, ma anche di quelli di tutta l'Italia.
All'esterno, al di sopra dell'entrata principale, il visitatore non può non notare il mosaico di Cristo Salvatore e la famosa epigrafe di dedicazione, che compose nel 1564 Michele Sofianòs:"In onore di Cristo Salvatore e del santo Martire Giorgio i Greci residenti e coloro che di frequente sbarcano a Venezia, affinché essi potessero secondo la tradizione venerare Iddio, (...) edificarono questo Santuario, 1564. Entrando nella chiesa, il visitatore si trova circondato da un'imponente aula al cui sfondo spicca, nell'oro e nella policromia delle icone, l'iconostasi.
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