L'architettura della chiesa dei Greci
Sul piano architettonico San Giorgio dei Greci è un'opera di notevole interesse, un edificio a navata unica voltata a botte con cupola su tamburo, conclusa da un presbiterio triabsidato, separato dalla prima da un ricco templon. Scritti cinquecenteschi celebrano l'importanza dell'edificio costruito dai greci "per onorarvi la maestà di Dio secondo l'uso de’ loro antichi", come scrive Francesco Sansovino. In effetti, l'orgoglio autocelebrativo della comunità si manifesta già nell'impiego della pietra d'Istria a rivestire tutte le pareti. Ma ricercato è anche disegno della facciata, impostata secondo uno schema a due ordini, tripartito verticalmente e sormontato da un attico raccordato da ampie volute. Ai lati del portale e del finestrone circolare centrale, profonde nicchi inquadrate da edicole classiche articolano I candide superfici lapidee e una sorta di serliana, essa pure a nicchie, s'inscrive nel campo dell'attico, così come cinque altre edicole si susseguono all'ordine superiore dei fianchi. Un severo portale dorico incornicia l'ingresso centrale - e due simili le porte laterali - mostrando a ornamento delle metope la Santa Croce, gli strumenti della passione e le raffigurazioni dei Santi Giorgio e Nicola. L’idea architettonica presenta affinità tanto con una restituzione congetturale di tempio antico del Cesariano, quanto con una facciata di chiesa del quarto libro del trattato di Sebastiano Serlio edito a Venezia nel 1537, quanto ancora con il prospetto ideato per San Francesco della Vigna raffigurato in una medaglia del 1534, che presenta tra l'altro una trifora nell'attico; e le analogie sono piuttosto strette anche con facciate sansoviniane, come quelle di Santo Spirito e di San Geminiano. Già nella fabbrica, entro il ricorso al linguaggio 'all'antica', sono palesi alcuni richiami bizantineggianti: nell'accentrare visibilmente l'impianto longitudinale, operato dalla cupola, secondo l'antica tendenza greca, e soprattutto nell'inconsueto, insistito ricorso alle nicchie edicolate sul prospetto e sulle pareti laterali dell'edificio. Certo, Sante Lombardo le assume dal proprio repertorio - in particolare dalla Scuola Grande di San Rocco - ma in San Giorgio ne enfatizza e ne sviluppa l'impiego, così che vi si può cogliere, probabilmente, una reinterpretazione suggeritagli dall'articolazione delle superfici parietali esterne - propria dell'architettura tardobizantina, presente, ad esempio, nelle strutture di età paleologa della Theotokos Pammakaristos allora sede patriarcale in Costantinopoli.
Tutto questo rientra pienamente nella coeva temperie culturale veneziana; la scelta dell'architetto e i tratti d'insieme dell'opera - l'immagine di sé che la comunità committente trasmette verso l'esterno rivelano palesemente l'intento di esibire capacità e volontà di competere con le pubbliche e le private magnificenze in uno dei grandi centri del maturo Rinascimento, "metropoli di molte altre città"
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